“La conoscenza non viaggia da sola. Ha bisogno di strade, incroci, segnaletica e manutenzione. Parlare di flussi senza definire la Governance è come progettare una città pensando solo ai mezzi, non alle regole del traffico.”
Viviamo in un’epoca in cui la conoscenza è più fluida che mai: contenuti generati, condivisi, modificati e trasmessi in tempo reale. Eppure, proprio mentre i flussi informativi si moltiplicano, emergono sempre più spesso colli di bottiglia, ridondanze, disallineamenti. Segno che qualcosa nelle fondamenta non regge.
È necessario fare un passo indietro (strategico): parlare non solo di flussi, ma di Governance della conoscenza.
Cos’è davvero la Governance nel Knowledge Management?
Spesso il termine ‘Governance’ viene associato a controllo, compliance, burocrazia. Ma nel contesto della gestione della conoscenza, la Governance è molto di più.
Significa:
- definire una visione condivisa di cosa significa “conoscenza utile” per l’organizzazione,
- attribuire ruoli e responsabilità chiare nel ciclo di vita dell’informazione,
- abilitare flessibilità strutturata, dove esistono regole, ma anche margini di adattamento e innovazione.
In altre parole, la Governance è il sistema nervoso che coordina e dà coerenza a un ecosistema complesso.
Tre dimensioni per una conoscenza che scorre e rimane
Pensare solo ai flussi, senza una Governance, è come costruire un fiume senza argini: la conoscenza può straripare o evaporare. Per renderla duratura, accessibile e riusabile, servono tre elementi interconnessi:
1. Flussi
Processi chiari per la creazione, validazione, diffusione e aggiornamento dei contenuti.
Chi produce cosa? Con quale tempistica? Con quale livello di qualità?
2. Architettura dell’informazione
Modelli strutturati per organizzare, collegare e rendere navigabile la conoscenza.
Come sono classificati i contenuti? Su quali tassonomie si basano? Sono facilmente rintracciabili?
3. Team editoriale
Ruoli chiave che garantiscono coerenza, aggiornamento e orientamento all’utente.
Chi custodisce la conoscenza? Chi assicura che resti viva, utile, accessibile?
Modelli possibili di Governance della conoscenza
Ogni organizzazione ha la propria cultura, i propri processi, le proprie maturità digitali. Non esiste un unico modello di Governance, ma tre grandi approcci ricorrenti:
Governance centralizzata
Un team o funzione è responsabile della definizione delle regole, della cura dei contenuti e del supporto alla Knowledge Base. Vantaggi: coerenza e controllo. Rischi: rigidità, colli di bottiglia.
Governance distribuita
Ogni area o team gestisce la propria conoscenza, secondo principi condivisi. Vantaggi: ownership diffusa, agilità. Rischi: frammentazione, mancanza di standard.
Governance ibrida
Un modello misto, in cui esistono regole centrali (framework, standard, strumenti) e una gestione locale delle responsabilità operative. È spesso la scelta ideale per organizzazioni complesse o multisede.
Dalla visione alla sostenibilità
Una buona Governance della conoscenza non si limita a garantire l’ordine, ma abilita circolazione, collaborazione e innovazione continua.
Proprio come una città ben progettata permette di muoversi, crescere, abitare e trasformarsi, una Governance intelligente consente alla conoscenza di scorrere, circolare nella Learning Organization e restare.