Il Knowledge Management in Italia: una funzione sempre più strategica, ma ancora poco riconosciuta

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Aryanna ha condotto la prima survey nazionale dedicata al Knowledge Management nelle aziende italiane, coinvolgendo oltre cinquanta professionisti che ricoprono ruoli di responsabilità in questo ambito.
L’obiettivo era comprendere come viene percepita e gestita la conoscenza nelle organizzazioni, quale spazio occupa nei processi decisionali e come si sta evolvendo il ruolo dei team dedicati.

Dai risultati emerge un quadro chiaro: il Knowledge Management è sempre più riconosciuto come fattore strategico, ma non ancora pienamente integrato nei modelli organizzativi e nei processi di direzione aziendale.

Chi sono i professionisti del Knowledge Management

Il profilo dei partecipanti al sondaggio mostra una figura professionale di elevata seniority: tutti i rispondenti hanno più di 36 anni e la maggior parte possiede una laurea magistrale o un master.
Circa il 60% proviene da percorsi in ambito Business, Economia o STEM, a conferma della natura trasversale della disciplina.

Nonostante la responsabilità e le competenze maturate, solo il 18% dei professionisti intervistati dichiara di avere “Knowledge Manager” come titolo ufficiale.
Le denominazioni sono molto eterogenee – da Business Communication Manager a Coordinatore Procedure – e riflettono la mancanza di una collocazione univoca del KM nelle strutture aziendali.

I team di Knowledge Management, laddove presenti, risultano spesso numerosi e multidisciplinari: il 41% conta più di dieci persone, a dimostrazione della complessità crescente delle attività gestite.

Attività e obiettivi: tra gestione delle informazioni e sviluppo delle competenze

Le aree di lavoro più presidiate dai team KM sono la gestione documentale, la formazione interna, il customer service e i processi di onboarding dei nuovi dipendenti.
In molti casi, il Knowledge Management agisce come un connettore tra funzioni: armonizza la comunicazione, migliora la coerenza dei messaggi e contribuisce alla produttività aziendale.

Tra gli obiettivi principali indicati dai responsabili KM troviamo:

  • mappare e trasferire la conoscenza (28%),
  • ridurre la perdita di know-how (25%),
  • migliorare la produttività interna (19%).

Solo una quota minoritaria collega direttamente il KM a obiettivi di engagement o supporto all’adozione dell’intelligenza artificiale, segno di un percorso evolutivo ancora in corso.

Misurare il valore del Knowledge Management

Il tema dei KPI rappresenta uno dei punti più deboli per la funzione. Appena il 18% dei team dichiara di monitorare regolarmente indicatori di performance, mentre oltre un terzo non dispone ancora di parametri definiti.

Laddove esistono, i KPI più utilizzati riguardano accessi e ricerche nelle Knowledge Base, numero di contenuti gestiti e tempo medio per trovare informazioni.
Si tratta di metriche operative, che offrono una base utile ma ancora lontana da una misurazione del valore strategico generato dal KM.

Il potenziale dell’Intelligenza Artificiale e la sfida dei contenuti

La ricerca mostra che solo un’impresa su cinque si trova in una fase avanzata di utilizzo dell’Intelligenza Artificiale Generativa per la gestione della conoscenza.
Molte organizzazioni restano in una fase sperimentale, mentre altre si preparano a iniziare.

L’impatto più percepito riguarda la rapidità nel recupero delle informazioni, ma la qualità dei contenuti non risulta ancora ottimizzata per sfruttare appieno le potenzialità dell’AI.
Questo evidenzia una sfida importante: l’intelligenza artificiale può potenziare il Knowledge Management solo se le basi di conoscenza sono solide, coerenti e continuamente aggiornate.

Un ruolo in crescita, ma ancora poco riconosciuto

Alla domanda su quanto peso abbia il Knowledge Management nelle decisioni strategiche aziendali, i professionisti intervistati assegnano in media un punteggio di 6,2 su 10.
Un valore significativo, ma che segnala come la funzione sia presente nei processi ma non ancora determinante nell’indirizzo strategico.

Nei Paesi in cui la cultura del KM è più matura, come evidenziano diversi osservatori internazionali, il tema è invece fortemente integrato nella pianificazione aziendale: la conoscenza è considerata una risorsa critica tanto quanto il capitale economico o umano.

Il Knowledge Management come leva strategica per il futuro

Il Report KM in Italia 2025 di Aryanna restituisce un’immagine lucida di una funzione in evoluzione: matura nelle competenze, ma ancora in cerca di pieno riconoscimento.
Le aziende italiane stanno comprendendo che la conoscenza è un asset strategico, ma per valorizzarla davvero serve un passo ulteriore: integrare il Knowledge Management nei processi decisionali e nelle strategie di innovazione.

La sfida ora è trasformare la consapevolezza in azione, riconoscendo ai professionisti del KM il ruolo di veri leader della conoscenza, capaci di orientare la crescita organizzativa nell’era dell’intelligenza artificiale.

A questo link è possibile scaricare il report completo.

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